Riprendiamo un articolo scritto dal direttore di ISMEA Raffaele Borriello nell’ “Enologo”: “La Sostenibilità Economica Attraverso i Dati di Mercato” nel numero uscito a Dicembre 2017.
Ci teniamo a sottolineare che la nostra è solo una ripresa e rielaborazione dell’articolo di Borriello, non è farina del nostro sacco come i precedenti articoli, ma pensavamo fosse interessante affrontare l’argomento e riproporlo.
In questo interessante articolo l’autore si focalizza sull’importanza dei “dati di mercato” e come sia importante riuscire a reperirli in maniera scientifica, rigorosa e, aggiungo, riproducibile. Conoscere i dati, dice Boriello, permetterà all’Europa, e quindi Italia, di affrontare questo nuovo mercato mondiale, che oramai sta cambiando da come eravamo soliti percepirlo 10 – 15 anni fa.
Buona parte dell’attenzione viene messa sull’incertezza politica del momento storico, ricodando come il bipolarismo UE ed USA con la WTO non sia più così forte da gestire e dettare le leggi del mercato. Oramai il polo “Asiatico – Pacifico” sta entrando di diritto nell’equazione, assumento un peso sempre più importante e destinato a modificare di molto le incognite di mercato, prima quantomeno gestibili.
Si riferisce giustamente anche agli episodi che hanno mosso il mondo della macroeconomia, come la Brexit, l’Embargo russo (povera Italia) e il neoprotezionismo annunciato da Trump (ma non ancora attuato). Cose che già fanno pensare se prese singolarmente, ma se affrontate in un unico discorso riguardanti il mercato del vino, fanno capire che dovranno essere affrontate con la massima serietà.
Un altro argomento che trovo interessante è il riferimento ai nuvi ricchi, 212 ml nel 2021 rispetto al 2015, e come l’Italia (e l’Europa) debba cogliere questa occasione non perdendo il treno di un export, che potrebbe fruttare parecchi milioni. Ma attenzione, dice il direttore, che i paesi emergenti non staranno a guardare; non parliamo più di paesi alle prime arrmi, ma di marcati strutturati e forniti, che sararnno pronti a dar battagli a colpi di qualità e “terroir”.
Ultimo punto affrontato è proprio il concetto di differenziazione, riconoscibilità e relazione con il territorio, cosa che la globalizzazione non ha intaccato più di tanto (mode passegere escluse, vedi il rapporto che ha il vino con il legno in Cile). Ma questa fantastica relazione come si può mantenere valutando quelle che sono le incertezze del cambiamento climatico, un’agricoltura di precisione sempre più presente, la disponibilità di suolo e di risorse naturali e l’aumento di popolazione con annessa richiesta di vino?
Domande lecite e interessanti, che secondo Boriello trovano parte della risposta nell’analisi dei dati di mercato, fondamentali anche a nostro avviso. I grafici a fine articolo confermano poi tutto quello detto dal direttore di ISMEA e invitiamo a chi interessato di recuperarli. Sul tasso di variazione medio annuo delle esportazioni italiane versi i primi 15 paesi in riferimento al 2007 – 2016 la Cina fa paura.
E cosa pensano i produttori? Come agiranno?
Vino&Viticoltura