Sicuramente chi dice che il vino lo si fa in vigna non sbaglia, anzi! Il punto cruciale sul quale si dovrebbe indagare è “perché, queste persone, sono convinte di ciò?
Escludiamo enologi, enotecnici ed agronomi, che mi sapranno sicuramente rispondere, concentriamoci su chi si approccia a questo vastissimo mondo. Non prendiamoci in giro, la suddetta frase è l’espressione di una delle tante mode del vino; è una frase fatta, costruita, priva di significato se non studiata nei minimi particolari (cosa che oggi non si farà, purtroppo).
La gestione del vigneto sta fortunatamente diventando sempre più importante grazie alle “vecchie” normative europee recepite solo pochi anni fa dall’Italia. Menzione particolare va fatta alle due direttive 2009/127/CE (va a modificare la Direttiva 2006/42/CE) e 2009/128/CE, che vanno rispettivamente a regolare le macchine per l’applicazione dei pesticidi ed a istituire un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei Prodotti Fitosanitari (PF).
Queste due direttive hanno definitivamente fatto calare il sipario sull’uso sconsiderato della chimica mettendo la parola fine al primo progetto che permette la gestione responsabile dei territori in agricoltura. Prima dei “pezzi di carta” e degli obblighi europei, ministero, produttori e tecnici hanno cominciato a spingere per produzioni sempre più caratterizzate dalla qualità, sostenibilità e trasparenza; hanno quindi preparato il terreno per l’esplosione del biologico e del biodinamico.
Oggi, e qui si torna la punto “vigneto o cantina”, i produttori e altri si sono accorti che certi paroloni permettono di gonfiare i prezzi sopra ogni ragione, spinti dal buon cuore dei consumatori che non possono rispondere all’affermazione “eh, ma il biologico porta con se altri costi”.
Vero fino ad un certo punto, perché chi sa fare il biologico non fa passare la sua bottiglia da 5 euro a 9.75.
Aspetto non considerato, quando parliamo di bio, è il cambiamento sulle tecniche di lavorazione della massa in cantina. Per certe realtà, uno dei cambiamenti più interessanti è, in biologico, il divieto dell’uso del PVPP (Polivinilpolipirrolidone – adsorbimento sostanze fenoliche come catechine, leucoantociani e tannini) in cantina, cosa che farebbe venire la febbre a molti produttori non provvisti di impianti frigoriferi idonei per la sua eliminazione.
Altre tecniche sono proibite, ma ne parleremo più avanti.
Ricordiamoci, quindi, che il vino buono lo si fa si con una gestione ottimale del vigneto, ma i “chimici” saranno sempre indispensabili per riuscire ad ottenere il massimo dalla massa conferita in cantina; cattivi enologi possono rovinare vendemmie come la precedente (e anche qua, se vogliamo essere pignoli, bisognerebbe definire la vendemmia buona dipendentemente dalla zona), mentre buoni enologi sapranno rispettare varietà, vino e lavoro svolto in vigna.
Questo articolo è solo un abbozzo cerca di far capire in che direzione andrà questo blog, ossia né estremista né conservatore, ma cercherà di fare chiarezza e di portare idee equilibrate armando il consumatore di conoscenza per affrontare un mondo difficile anche per i tecnici.
Più vanti affronterò vari in maniera capillare gli argomenti vigneto – cantina, bio – convenzionale, lotta integrata o altro?… Ma almeno per ora, vediamo di capire che direzione prenderanno i futuri scritti.
Una buona serata.
Vino&Viticoltura